Interviste

#FaberRacconta: intervista a Edoardo Miliotti di RE-CORD

14 Feb 2022

L’esperienza di Edoardo Miliotti, vincitore della seconda edizione di Faber e ricercatore per RE-CORD, consorzio operante nel settore delle biomasse, delle energie rinnovabili e dell’economia circolare. Scopriamo insieme la storia di Edoardo e il valore della sua ricerca. 

Ciao Edoardo, piacere di conoscerti. Ci piacerebbe raccontare il tuo percorso con Faber. In che modo sei entrato in contatto con il progetto? 

Ho avuto l’occasione di conoscere il progetto attraverso le mie collaborazioni universitarie. Mi sono laureato in Ingegneria Energetica presso l’Università degli Studi di Firenze, con il professor David Chiaramonti, e ho conseguito un dottorato di ricerca presso lo stesso ateneo. In fase di tesi ho avuto modo di collaborare con RE-CORD e il sodalizio si è rafforzato grazie al progetto Faber, che mi ha permesso di essere assunto all’interno del centro di ricerca. Silvia Pennazzi è stata la referente del progetto per RE-CORD. Attualmente sono Responsabile della Divisione Termo-chimica. Il mio percorso con l’azienda è difatti continuato anche dopo il termine dei tre anni del progetto. 

Con Re-Cord hai avuto modo di seguire molteplici progetti. Di cosa si occupa la tua ricerca? 

La mia area di ricerca riguarda principalmente la conversione termochimica di biomasse e altre materie prime per la produzione di biocarburanti e bioprodotti, sia solidi che liquidi. Nello specifico, mi sono occupato dello sviluppo di tecnologie di trasformazione termochimica, quali la pirolisi, la liquefazione idroterma (HTL) e la carbonizzazione idroterma (HTC). Questo ambito mi ha permesso di lavorare alla produzione di carbone vegetale (biochar) e biocrude da destinare alla realizzazione di differenti prodotti di origine rinnovabile.

In ambito agronomico, il biochar, soprattutto se integrato nel processo di compostaggio, può rappresentare uno dei principali agenti della lotta alla crescente desertificazione. Il cosiddetto Com-Bi, infatti, se immesso in un suolo arido, ne va a sopperire sia la mancanza di carbonio inorganico sia quella di carbonio organico labile, innescando effetti sinergici e virtuosi, incrementando la resistenza e la resilienza del suolo.

Il mio know-how è stato adoperato all’interno di numerosi progetti, come Bio4A (Impianto CarbOn, processo di pirolisi lenta ossidativa) e Heat-to-fuel (Impianto cHTL, processo di liquefazione idroterma). Nel primo caso mi sono occupato della definizione e dell’acquisto di componenti per l’upgrade della linea di estrazione fumi, dello sviluppo del sistema di visualizzazione e acquisizione dati (LabVIEW) e del supporto alle campagne sperimentali. Il nostro intervento all’interno del progetto Bio4A ha avuto l’obiettivo di produrre il biochar necessario ad effettuare i test agronomici svolti da altri partner di progetto. Per Heat-to-fuel, ho invece contribuito alla progettazione, costruzione, collaudo ed esercizio di un impianto pilota di liquefazione idroterma, unico in Italia. Questo prototipo, grazie all’alta pressione e temperatura, è capace di convertire materiali di scarto molto umidi come fanghi di depurazione e lignina in un prodotto liquido denominato biocrude, che può essere considerato come un precursore del petrolio, ottenuto però da fonte rinnovabile e non fossile.

Qual è per te il valore di un progetto come Faber?

Senza dubbio il vantaggio di un’opportunità del genere è quello di poter realmente aiutare le aziende, connettendole con i saperi e le innovazioni della ricerca universitaria. Al tempo stesso rappresenta un’occasione di rilievo per preservare la ricerca in Italia e offrire una possibilità ai ricercatori e alle ricercatrici italiane.